Etna tra mito e vino

Etna Bianco Benanti 2019


Etna Vino




Territorio pressoché unico in tutto il panorama vitivinicolo italiano, l’Etna regala emozioni altrettanto uniche sia dal punto di vista paesaggistico ambientale, sia da un punto di vista enologico.

In realtà la viticoltura sull’Etna ha origini antichissime: si pensi che nel 1848 la superficie vitata sull’Etna era di oltre 25.000 ettari. Un numero oggi difficile anche solo da pensare: la Doc Etna rivendica, infatti, attualmente poco più di un migliaio di ettari. Il grande abbandono avviene all’inizio del 1900, con l’avvento della fillossera, parassita che distrusse gran parte delle viti in tutta Europa, e, successivamente, con politiche che portarono all’estirpazione dei vigneti a favore di alberi di limoni e arance.

Si pensi, ancora, che il riconoscimento della DOC Etna avvenne nel 1968, ma è solo dal 2000 in poi che i coltivatori compresero realmente le straordinarie potenzialità di questo territorio e decisero di investire tempo e fatica nella ricerca di una nuova, grande, qualità.

Sull’Etna si possono evidenziare tre grandi zone elettive per la coltivazione della vite. La prima è quella compresa tra i 400 e i 900 metri s.l.m., nel versante rivolto ad est, la seconda è quella compresa tra i 400 e gli 800 metri nel versante rivolto a nord; e la terza fra i 600 e i 1000 metri nel versante rivolto a sud. Proprio grazie alle particolari proprietà del suolo, i vigneti sull’Etna danno origine a vini dal sapore unico ed inconfondibile.

I principali tra questi vigneti sono, tra quelli a bacca bianca, il Cataratto, il Carricante ed il Grecanico. Meno conosciuto ma molto interessante è, poi, l’antico minnella prodotto dall’azienda agricola Calabretta, chiamato così perché la forma dell’acino ricorda quella del seno di una donna, in siciliano “minna”.

Tra i vigneti a bacca nera spiccano invece il Nerello Mascalese, più elegante, e il Nerello Cappuccio, più selvatico e strutturato, quasi mai prodotto in purezza a causa di questa sua grande ruvidità. Da alcuni anni, inoltre, alcune aziende hanno iniziato a coltivare, con ottimi risultati, alcuni vitigni internazionali come il Pinot Nero, soprattutto per quanto riguarda la produzione di alcune eleganti bollicine.

Altre due grandi peculiarità dell’Etna sono, poi, la sua unità di misura topografica, vale a dire la Contrada, zone che si contraddistinguono per la grande eleganza e qualità delle uve in esse coltivate e, quindi, dei vini prodotti; nonché la possibilità di rintracciare, all’interno di alcune di queste, delle antichissime viti a piede franco che, grazie all’altitudine, le temperature e le caratteristiche del suolo, sono sopravvissute alla temibile filossera di inizio secolo scorso.

Queste vigne, ormai centenarie, producono una limitatissima quantità di grappoli d’uva, ognuno dei quali è, però, in grado di regalare vini eccezionali, in grado di affrontare al meglio anche i più lunghi affinamenti ed emozionanti evoluzioni all’interon della bottiglia.

Che dire, abbiamo la fortuna, non ancora appieno compresa e sfruttata, di avere a due passi quello che, probabilmente, è uno dei territorio più interessanti ed importanti del panorama vinicolo mondiale. Ad maiora!